Moda eco-sostenibile: Il Fashion Act potrebbe cambiare le regole della produzione di massa

Cos’è il Fashion Act e perché è così importante?

Venerdì 7 Gennaio, è stato presentato dalla senatrice newyorkese Alessandra Biaggi – con il sostegno di Stella McCartneyil disegno di legge chiamato “Sustainability and Social Accountability Act” o “Fashion Act” che prevede un resoconto da parte dei giganti della moda – come i gruppi inditex, H&M, Shein – di rendere “trasparenti” i propri dati relativi alla supply chain.  

La legge, se effettiva, obbligherebbe tutte le grandi aziende – con base a NY e con un fatturato pari o superiore ai 100 milioni di dollari – di tracciare almeno il 50% del proprio volume di produzione, dalle materie prime alla logistica, per misurare – ed eventualmente ridimensionare – l’impatto delle emissioni di carbonio, le sostanze chimiche, l’utilizzo di acqua, il consumo di energia elettrica e i salari dei dipendenti.

Il Fashion Act potrebbe essere un bel grattacapo per i grandi colossi della moda con sede a NY.

Gettando un riflettore sulla poca trasparenza che da sempre caratterizza generalmente il settore, la legge fissa degli obiettivi incentrati sulla salvaguardia all’ambiente, piuttosto che sulla produzione esacerbata di abiti e accessori, che vanno a riempire un mercato ormai saturo.

Altre grandi battaglie del Fashion Act sono quelle di promuovere metodi di produzione sensibile, contro le produzioni massive da parte di lavoratori sottopagati, nei paesi svantaggiati.

La “tegola” del Fashion Act è cascata proprio in un momento storico dove l’accelerazione della moda è una costante. Se prima gli operatori del settore seguivano le stagionalità per sancire le collezioni da lanciare, con l’avvento del fast fashion e delle collab questo processo è diventato una consuetudine quasi settimanale.

Il valore intrinseco di una collezione è stato annullato a favore di una macchina che va alla velocità della luce, che produce in modo massivo prodotti dallo scarso valore qualitativo, preferendo la quantità.

Il Fashion Act non solo costituirebbe una rivoluzione in termini di eco-sostenibilità, determinerebbe anche il ridimensionamento del calendario dei lanci delle collezioni, generando una progressiva consapevolezza nel consumo e nell’acquisto compulsivo, di cui ormai quasi tutti siamo affetti.

Colossi come Nike – con il progetto Move to Zero – e adidas – con Parley – stanno perseguendo la strada del processo di produzione eco-sostenibile, iniziata anni fa; sperando che molte altre aziende seguano il loro esempio.

 

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