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Insieme riusciamo

Negli ultimi anni, la nostra attenzione per essere più sostenibili ed impattare meno sull’ambiente non si è mai fermata. Attraverso la selezione di prodotti e marchi sostenibili, cerchiamo di contribuire in piccola parte a sostenere la causa.

Nonostante questo, abbiamo deciso di fare di più! Per celebrare la Giornata della Terra insieme agli amici di “NaturalMente Srl” in associazione con “Fenice Società Cooperativa Sociale” per parlare e introdurre adeguatamente il Fenomeno “Fast Fashion” e come agire per essere ancora più Sostenibili.

La NaturalMente Srl e la Fenice Società Cooperativa Sociale sono impegnate concretamente sul territorio per incentivare gli utenti al riuso, alle donazioni ed effettuare una corretta raccolta differenziata. In particolare la Fenice Societa Cooperativa Sociale opera dal 2014 nel settore della raccolta degli abiti dismessi, con l’obiettivo di valorizzare i materiali raccolti e favorire con il lavoro l’integrazione ed il recupero sociale di persone svantaggiate. La NaturalMente è invece una società di consulenza ambientale che fin dal 2009 pone al centro delle sue attività la comunicazione ambientale, sviluppando progetti di sensibilizzazione rivolti alla cittadinanza e percorsi di educazione ambientale nelle scuole.

Insieme dobbiamo imparare come diventare consumatori responsabili ed esseri umani migliori.

Altri progetti sono in arrivo, Join the Green side with us!

It’s Fast but it’s not so Fashion.

Fast-Fashion: Smetti di essere complice comprando low cost - Movimento minimalista

Da sempre l’industria della moda è tra le più inquinanti al mondo, si stima infatti che sia responsabile di circa il 10% dell’inquinamento globale arrivando così a coprire il secondo posto come settore più inquinante.

La scarsa qualità dell’abbigliamento e degli accessori cosiddetti low cost ha contribuito dal 2000 ad oggi ad un incremento pari al doppio di produzione.

Lo scenario economico ha contribuito in maniera dominante, da un lato vi è la volontà di essere alla moda ogni stagione producendo di fatto la cosiddetta moda “usa e getta” dall’altro, negli anni si spende sempre meno per capi di qualità. Abiti nuovi, prezzi bassi e alla moda. Il modello di business della fast fashion gioca attorno ad acquisti ricorrenti e, molto spesso, di impulso, facendo leva sulla sensazione di urgenza che accompagna l’acquisto.

Oggi si calcola che la moda veloce porti a produrre quasi il doppio dell’abbigliamento e degli accessori rispetto a prima del 2000 e questa industria produce l’8-10% delle emissioni globali di CO2 (4-5 miliardi di tonnellate all’anno). Con 79 trilioni di litri di acqua usati ogni anno, questo settore risulta anche uno dei principali consumatori di acqua, ed è responsabile di circa il 20% dell’inquinamento idrico industriale dovuto al trattamento e alla tintura dei tessuti.

Cosa c'è dietro la "fast fashion", la moda veloce e a basso costo | Oggi Treviso | News | Il quotidiano con le notizie di Treviso e Provincia: Oggitreviso

Inoltre, ciò contribuisce in modo importante all’inquinamento dei mari, con una stima di circa il 35%  di inquinamento da micro-plastiche e conseguente produzione di rifiuti tessili dove, se non correttamente differenziati, gran parte finiscono in discarica o inceneritori.

Una delle caratteristiche del fast fashion è la tendenza a prezzi estremamente bassi. La spesa media pro capite per abbigliamento e calzature ha registrato una diminuzione nell’UE è scesa del circa 30% nonostante ci sia una aumento degli acquisti effettuati.

I prezzi bassi e una moda che cambia in pochi mesi portano i consumatori ad avere più vestiti nell’armadio, diminuisce però il tempo medio in cui ogni capo viene indossato. La Cina domina il mercato mondiale della produzione tessile, con un export del valore di 109,9 miliardi di dollari e abbigliamento per un valore di 158,4 miliardi di dollari ogni anno. Oltre all’impatto ambientale legato alla produzione vera e propria, bisogna calcolare anche quello correlato ai trasporti, dal momento che la produzione tessile – per ragioni economiche – è dislocata per lo più nel sud del mondo, da dove poi i prodotti finiti devono raggiungere gli altri Paesi.

Per combattere questo fenomeno, altre ad effettuare una mirata raccolta differenziata è quella di accendere di più i riflettori su questo fenomeno.

È necessario rallentare i ritmi di produzione, garantire una maggiore qualità dei prodotti, che di conseguenza possono avere un ciclo di vita più lungo. Bisogna investire in pratiche più sostenibili, ridurre gli sprechi e iniziare a pensare alla sostenibilità come a un’assoluta priorità. Ma, si sa, la cultura del consumismo che stiamo vivendo in questi anni necessita di tempo e soprattutto della volontà dei consumatori per essere debellata.

Una risposta è arrivata.

L’industria della moda, negli anni, ha accettato il fatto di avere un problema di produzione e ha deciso di fare qualcosa in più oltre alle solite dichiarazioni e comunicati stampa.

Attraverso approcci diversi, tutte le aziende hanno iniziato a introdurre sistemi di produzione sostenibili e ridurre l’impatto ambientale derivante dalle loro attività. In alcuni casi sono stati creati dei veri e propri sezioni all’interno dedite alla produzione di prodotti generati dai materiali di riciclo.

Nike: Move to Zero

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Nike è da sempre impegnata sul tema ambientale e su come la sua produzione possa diventare sempre più sostenibile.

Infatti, da quando Nike ha introdotto il suo programma di riciclaggio delle calzature, Reuse-A-Shoe nel 1993, la sostenibilità è stata un’area di sviluppo chiave per l’azienda.

Nel 2008, Nike lancia il suo programma Considered Design.

L’obiettivo di Nike Considered Design era quello di creare prodotti innovativi per le prestazioni che, contemporaneamente, minimizzassero l’impatto ambientale riducendo gli sprechi durante il processo di progettazione e sviluppo, utilizzando materiali ecologicamente validi ed eliminare le sostanze tossiche.

Al giorno d’oggi, Move To Zero è il percorso di Nike verso l’annullamento dei rifiuti e delle emissioni di carbonio per proteggere il futuro dello sport.

Uno dei passaggi più importanti per il viaggio di Nike verso l’eliminazione dei rifiuti e delle emissioni di carbonio è la scelta dei materiali, poiché rappresentano oltre il 70% dell’impatto di qualsiasi prodotto. Riutilizzando le plastiche, i filati e i tessuti esistenti, riducono notevolmente le emissioni.

Materiali come: Flyknit, Flyleather, cotone sostenibile, nylon riciclato e poliestere sono la chiave del successo di questo programma e il futuro della produzione di sneakers.

adidas: End Plastic Waste

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adidas è un membro fondatore di Parley for the Oceans. L’azienda voleva essere in prima linea nella lotta contro l’inquinamento da plastica cercando soluzioni per sconfiggerlo. L’idea di utilizzare materiali che inquinano gli oceani per realizzare abbigliamento sportivo della stessa qualità di quello realizzato in plastica vergine sembrava troppo bella per essere vera. Il primo passo è stato quello di collaborare con Parley per produrre un prototipo di scarpa ad alte prestazioni che è stato presentato alle Nazioni Unite nel 2015.

Oggi, adidas si è ufficialmente impegnata a eliminare i rifiuti di plastica entro il 2024 utilizzando il 100% di poliestere riciclato per le sue collezioni. Sicuramente un traguardo ambizioso e importante. Un vero e proprio cambio di rotta nella scelta dei materiali, a sostegno del progetto End Plastic Waste.

Le nuove sneakers ora hanno una tomaia Primegreen, un materiale riciclato ad alte prestazioni e suole in gomma riciclata bianca.

Colorful standard

Per Colorful Standard, essere sostenibili significa intraprendere azioni semplici e più piccole che possono generare impatto sia a breve che a lungo termine. Dai materiali che usano al modo in cui vengono trattati i loro lavoratori, fanno della loro missione essere i più equi ed etici possibile. Il loro obiettivo è che i loro clienti comprino meno ma acquistino prodotti migliori che continueranno a indossare per anni e persino decenni a venire. Ecco perché tutti i loro indumenti sono realizzati al 100% in cotone biologico, il che significa cotone coltivato senza semi geneticamente modificati.

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